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1Urbanistica

Fondamenti e teoria

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“Urbanistica” Metadata:

  • Title: Urbanistica
  • Author:
  • Number of Pages: Median: 722
  • Publisher: Maggioli
  • Publish Date:
  • Publish Location: Santarcangelo di Romagna RN

“Urbanistica” Subjects and Themes:

Edition Identifiers:

First Setence:

"Premessa La prima edizione di Urbanistica costituiva l’individuazione dei fondamenti disciplinari, ricostruiti dopo quasi dieci anni dalla laurea, ma al tempo stesso era il programma di una ricerca, un programma che nel tempo avrebbe seguito lun-ghi percorsi, e tortuosi. L’individuazione dei fondamenti erano l’esito di studi indirizzati a trovare una ragione scientifica e a spiegare la natura della discipli-na, non soddisfatto da quanto si dava normalmente. Il programma di ricerca nasceva principalmente nell’approccio universitario, indirizzato verso le esperienze di governo urbano, e individuava le necessità di superarne i limiti imposti dallo studio dei piani regolatori. L’ambito era quello che sarebbe stato corretto denominare “tecniche della pubblica amministrazione per governare le azioni di lunga durata”. Le fonti erano circoscritte dalle pubbli-cazioni; le stesse illustrazioni non erano altro che immagini e didascalie tratte da quei libri, con cui si voleva dimostrare l’esistenza di una cultura urbanistica ormai consolidata, anche se non consapevole. Le esplorazioni successive varcarono più volte i confini dell’urbanistica, uscendo dalla città per studiare del territorio e dell’ambiente quegli elementi, a cui gli urbanisti solitamente non davano nome o davano nomi impropri: “territorio extraurbano”, “verde agricolo”, “verde”. L’ambizioso traguardo era comprendere e spiegare l’urbanistica come scienza autonoma, capace di rispon-dere alle domande poste sia dal governo e dalla gestione del territorio (le pub-bliche amministrazioni), sia dalla valutazione di compatibilità ambientale delle trasformazioni o di efficacia delle azioni intraprese. All’inizio stavano le definizioni di urbanistica come tecnica, come arte e come politica. La tecnica del piano regolatore, a tutti gli effetti necessaria e essenziale a li-vello locale, poteva avere solo alcune utilità di fronte alla dimensione delle tra-sformazioni territoriali e al loro impatto sulle relazioni e sulle dinamiche am-bientali. L’arte, poi, appariva evocata come composizione architettonica degli spazi urbani, soprattutto citando esempi antichi di eccezionali realizzazioni, per spronare attuali mecenati. La politica, infine, era invocata come ultimo rifugio per alludere a trattative inspiegabili e indicibili; trasferire l’urbanistica nella po-litica serviva solo per una spiegazione parziale, ma altrettanto valeva per la sua riduzione alla tecnica o all’arte, cercando una definizione senza alcun quadro giuridico di riferimento, delineando un’urbanistica come capacità pratica, ma il cui oggetto di interesse, tutto sommato, esula dagli interessi di altre persone. Similmente non bastava, per quanto necessario e logico, ripercorrere la storia delle trasformazioni territoriali. Alcune categorie, come memoria collettiva o identità culturale di un sito, non sono sufficientemente codificate e non rispon-dono direttamente né agli interrogativi che emergono dalle esperienze indivi-duali, né alle questioni del diritto che sanciscono i rapporti tra individuo e stato. Geografia, sociologia e diritto costituivano solo punti di vista parziali dell’organizzazione territoriale; si doveva accostare l’urbanistica alle altre di-scipline e spostare la ricerca e la spiegazione dell’urbanistica non solo svilup-patasi nel contesto ambientale, ma anche nella base comune della storia della scienza. I punti di vista più accreditati sembravano indicare una separazione netta tra tecnologia e urbanistica, perché l’impatto ambientale causato dalla diffusione di inquinanti sembrava derivare unicamente dallo sviluppo del settore industriale e non dall’uso del suolo, quindi appariva una questione meramente tecnologica specifica della produzione. In effetti, i primi tentativi di interpretare l’organizzazione territoriale in termini di modelli formali avevano aperto e per-corso ben altri itinerari logici. Da una parte, furono avviate le interpretazioni modellistiche, spesso ipotesi non dimostrate o indimostrabili anche se didatti-camente utili, dall’altra parte si studiarono azzonamento e rapporti tra gli inse-diamenti come edificabilità del suolo e remunerabilità degli investimenti. In ef-fetti, le ipotesi di Thünen, basate sulle relazioni tra localizzazioni produttive, trasporti e dominio mondiale del mercato o quelle di alcuni decenni dopo della Scuola di Chicago, fondate sull’azzonamento e la separazione delle funzioni, fornivano solo una spiegazione parziale del passato e assai poco servivano a disegnare per il futuro obiettivi e azioni del governo e del controllo delle trasformazioni. Capire la storia dell’urbanistica vuol dire comprendere criticamente le sug-gestioni e le componenti, distinguere tra ciò che appartiene al passato e ciò che può ancora avere attinenza con l’attualità. Significa possedere una capacità cri-tica per interpretare le proposte del piano di Barcellona di Cerdá, della ciudad linear di Soria y Mata o della cité industriel di Garnier; significa riconoscere nelle diverse visioni, che vanno da La ville radieuse a La ville contemporaine e dal Plan Voisin a Manière de penser l’urbanisme, quanto in Le Corbusier sia rielaborazione della cultura del suo tempo, di Hénard o di Perret, e quanto appartenga a nuove teorie; significa indagare la Entfaltung einer Planungsidee di Hilberseimer sui rapporti tra residenza e industria alla ricerca di una cornice teorica. Non si tratta di valutare se, e in quale misura, le proposte di due secoli fa o del secolo scorso abbiano affrontato la questione ambientale, né se l’ecologia abbia compreso per tempo l’entità dell’impatto urbanistico, nel senso disciplinare pieno, attuale, e non generico. La questione sta, invece, nella ricerca dei fondamenti disciplinari e dei principi di elaborazione teorica letti nella sto-ria. Nel corso di oltre due decenni si sono susseguite con diversi gradi di entusia-smo ondate di politiche radicali, ondate di riformismo, disillusioni e allontana-menti dalla politica e dal sociale, che hanno spinto non solo al riflusso dal pub-blico verso il privato, verso l’individualismo o l’edonismo, ma hanno fatto emergere consensi imprevedibili verso il liberismo. Dalla deregulation statunitense e da nuove regole di governo (sempre più frequente è il richiamo alla governance come rete non gerarchica di decisori) scaturivano onde lunghe tuttora inarrestabili. Dall’azione europea si inserivano spinte per disciplinare la progettazione e la realizzazione delle opere pubbliche, al fine di rafforzare le funzioni di controllo dello Stato. La consapevolezza che lo stesso concetto di sovranità dello Stato andava mutando e che si aprivano nuove prospettive di indagine porta verso lo studio di nuovi paradigmi, dal pluralismo delle pubbliche amministrazioni alla presenza emergente di organizzazioni internazionali e sovranazionali, dalla po-litica europea a nuovi statuti e costituzioni, coinvolgenti nuove definizioni della politica e della democrazia. Tra tutte le forze in atto paiono ancora dominare, non solo in Italia, le sugge-stioni del mercato del nuovo liberismo, che nasconde e ammoderna il vecchio laissez faire con protezionismi di vario genere. La traduzione delle politiche sperimentate altrove non tiene conto delle dimensioni territoriali e della frammentazione amministrativa, ma nemmeno dei costi diretti e indiretti del mancato coordinamento. I contatti con le teorie e le pratiche scientifiche sviluppate nel passato e in altri campi disciplinari hanno messo in crisi alcune concezioni essenziali sulla natura dell’urbanistica e sulle sue potenzialità nel dirigere le trasformazioni ter-ritoriali e ambientali. L’interesse per l’urbanistica nasceva dalla concretezza dei temi trattati in quelle spiegazioni e divulgazioni sul finire degli anni Sessanta, in cui si riusciva ad abbinare la costruzione teorica alla prassi, ma quelle nozioni, nonostante tutto, si rilevavano non adatte a tenere quel linguaggio assieme al linguaggio di altre discipline scientifiche. La questione stava, allora come ora, nel significato di scienza e di tecnologia e nel rapporto tra urbanistica e apparato scientifico e tecnologico, tra organizza-zione delle attività sul territorio e organizzazione produttiva. La revisione del testo originale ne conferma l’impostazione generale, anche se la sua stampa non conclude la ricerca, ma solo ne aggiorna il programma per ulteriori ricerche e nuovi consolidamenti: la base è la ricerca dei fondamenti scientifici, esplicitati con citazioni e rinvii. Alcune parti sono state aggiunte; al-tre sono state tolte, poche in fin dei conti. Il capitolo “Università, ricerca e ter-ritorio” è stato quasi integralmente omesso, perché datato, ma non perché siano migliorate le condizioni di lavoro e gli investimenti nel settore. Il corpo acca-demico è invecchiato, nel senso letterale del termine, segno della mancanza in-terna ed esterna di volontà, di sensibilità e di progettualità, oltre che delle caren-ze di investimenti. Nell’università si utilizzano risorse precarie in misura troppo rilevante e senza prospettive. Il tempo obbligherà a nuovi e ingestibili cambia-menti. Tra progetto e destino, si è preferito lasciare che fosse il vento a tenere il timone della trasformazione. L’accademismo ha fatto tutto quel che poteva per conservarsi. Ai fondamenti di urbanistica si è mantenuto un significato fuori dalla crona-ca, ma alla ricerca di paradigmi condivisibili. Questi sono stati esposti seguendo un progetto teorico. Qualcuno potrebbe definire questa messa a fuoco dello stato delle conoscen-ze un mero atto compilativo, qualcuno potrebbe segnare le citazioni come co-piatura o come erudizione, ma il significato è assai diverso: nella costruzione del quadro teorico si è puntato a fissare gli elementi di riscontro in una compo-sizione possibile della disciplina attraverso quanto diversi autori hanno espres-so. Quelle ricerche e quei testi costituiscono, pertanto, i fondamenti, i supporti necessari e rilevanti per la logica della costruzione teorica, ma la citazione non chiude in quelle parole il loro contributo, esso va recuperato dagli studiosi nel loro contesto generale. I fondamenti non stanno nell’effimero, ma nello sforzo di interpretare teoricamente il mondo. L’esperienza è l’esperienza del luogo dove si vive. Se coerenza logica e correttezza scientifica sono alla base delle dimostrazio-ni, la realtà è l’esito degli esperimenti e dimostra se la proposizione teorica sia vera o falsa. L’uso delle citazioni sta dunque nel chiarimento dei riferimenti, dove riferimento è da intendersi nel senso di capisaldi della conoscenza disci-plinare, di punti per orientarsi e, anche, di varchi verso nuovi significati e nuovi ambiti. Il lavoro è tutt’altro che compilativo. Altri testi porterebbero verso altre teorie, ma la loro verifica sta nei risultati degli esperimenti, letti attraverso l’esperienza del territorio. L’esplicitazione delle fonti, su cui la teoria si fonda, costituisce un altro pas-so importante. È necessario un continuo riesame delle fonti e dei paradigmi, perché quando su quegli aspetti si ritorna con una diversa forma mentale la let-tura acquista altri e nuovi significati. Le sensazioni iniziali si arricchiscono di diverse capacità di intendere: le parole citate assumono nuovi valori, si aprono nuove frontiere conoscitive, si consegue un nuovo modo di pensare e di mani-polare i concetti. Ciò che prima sembrava un’intuizione, ora è una certezza, tanto da fare assumere alle diverse tesi e ipotesi un significato preciso, logico e formale. Si comprende, nell’esperienza e con l’esperienza, ciò che stava all’interno di testi, alla scoperta segue la consapevolezza delle potenzialità di quella formulazione. I fondamenti disciplinari sono necessari non tanto e non solo per costruire un linguaggio comune, quanto perché quel linguaggio comune assieme alla condi-visione di quelle logiche sono gli strumenti essenziali per proseguire nel lavoro teorico e analitico nella costruzione delle libertà dai conflitti sociali, dall’inquinamento e dal consumo irrecuperabile delle risorse territoriali e am-bientali. L’insegnamento, gli studi e le esperienze di questi anni mi hanno convinto della correttezza dell’impostazione iniziale. I fondamenti dell’urbanistica non stanno nella cronaca del malcostume, ma nell’individuazione dei principali contributi teorici e pratici di organizzazione del territorio. Assieme a tali fon-damenti e al centro della teoria dell’urbanistica, devono essere posti lo Stato e le pubbliche amministrazioni nella democrazia, la società pluralistica e l’emancipazione sociale, l’ambiente e la qualità della vita. Tutto ciò costituisce non una moda culturale passeggera, ma l’essenza stessa della teoria. L’urbanistica, intesa come tecnica della pubblica amministrazione e come arte della disposizione dei volumi e degli spazi, non pare spingere gli interessi verso temi politici e sociali. In un simile riduzionismo eguaglianza, libertà e so-lidarietà sono concetti che appartengono ad altri ambiti, ad altri decisori. L’urbanistica, se scienza autonoma con cui analizzare le risorse e il loro uso in rapporto alle necessità sociali, permette di sviluppare una posizione critica e ri-flessiva su questi temi e sugli impatti diretti e indiretti che le trasformazioni ter-ritoriali inducono sulla società e sull’ambiente. Redavalle 2008 Ringraziamenti Un particolare ringraziamento a tutti quanti mi hanno sopportato in questo peregrinare e, soprattutto, a Maria Mascione, che volenterosamente ha riletto e commentato con pazienza diverse stesure."

Access and General Info:

  • First Year Published: 2008
  • Is Full Text Available: No
  • Is The Book Public: No
  • Access Status: No_ebook

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    2Nutzwertanalyse, eine Hilfe für die Stadtentwicklungsplanung?

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    “Nutzwertanalyse, eine Hilfe für die Stadtentwicklungsplanung?” Metadata:

    • Title: ➤  Nutzwertanalyse, eine Hilfe für die Stadtentwicklungsplanung?
    • Author:
    • Language: ger
    • Number of Pages: Median: 98
    • Publisher: Hammonia-Verlag
    • Publish Date:
    • Publish Location: Hamburg, Deutschland

    “Nutzwertanalyse, eine Hilfe für die Stadtentwicklungsplanung?” Subjects and Themes:

    Edition Identifiers:

    Access and General Info:

    • First Year Published: 1977
    • Is Full Text Available: No
    • Is The Book Public: No
    • Access Status: No_ebook

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